La riforma costituzionale non basta a modificare la forma mentis del politico Italiano

Il 4 dicembre i cittadini Italiani sono chiamati alle urne per il referendum costituzionale, momento storico in cui il Paese sembra diviso tra opposte fazioni. Contrapposizione e campagne mediatiche molto sentite e vive,  che vanno a interrompere l’”encefalogramma piatto” dell’attività dei, sedicenti, partiti. Infatti, l’ideologia partitica, ormai defunta, ad appannaggio del clientelismo da bandiera presta il fianco a chi per accaparrarsi il potere fa leva opportunisticamente su un punto piuttosto che su un altro. Sono organizzati, a scopo fintamente divulgativo, programmi, talk show e dibattiti arrangiati per coprire vuoti televisivi per spiegare le ragioni del No e del Sì.  A mero spunto indicativo, l’On.le Angelo Tofalo, del movimento 5 stelle, ha fornito osservazioni in merito.

 

Al centro delle polemiche c’è anche la riforma del Titolo V della Costituzione, già frutto della modifica del 2001.  Come cambierà?

Qual è il rapporto di questa riforma con la legge elettorale Italicum?

 

<<Le criticità della riforma sono tantissime e riscontrabili sia nel metodo che nel merito. Quanto al metodo, la prima sentenza di gennaio 2014 della Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo e incostituzionale la legge elettorale, il cosiddetto “Porcellum”. Le giuste motivazioni furono a causa del premio di maggioranza e della mancanza delle preferenze. Ritengo che,- e lo dissi in aula rivolgendomi alla Presidente della Camera,- un Parlamento illegittimo e incostituzionale non avrebbe mai potuto mettere mano alla Carta Costituzionale. Bisognava lavorare velocemente a una legge elettorale costituzionale, sciogliere le Camere e poi andare alle elezioni. Il nuovo Parlamento, in un momento successivo, avrebbe potuto mettere mano alla riforma costituzionale.

Inoltre, fermo sempre sul metodo, Calamandrei diceva che:  “Quando l’Assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti“. Questa deforma costituzionale è, invece, partorita dall’esecutivo e portata avanti a colpi di maggioranza con i banchi del governo sempre pieni>>.

 

Con la modifica del Senato si elide la sovranità popolare?

 

<<Entrando nel merito della deforma i punti critici sono molteplici. In primis mi preme dire che il Senato non viene affatto abolito, ma diventa non elettivo. I cittadini, infatti, perderanno la possibilità di votare i Senatori, che saranno invece scelti dai partiti. Il loro mandato durerà quanto durerà il mandato di Sindaco o di consigliere regionale. C’è poi un’enorme criticità nelle Regioni a Statuto speciale i cui eletti, per Statuto, non potranno far parte del nuovo Parlamento. Inoltre, i nuovi senatori avranno in regalo l’immunità, immagino quindi che i “peggiori” saranno scelti dai partiti per essere salvati.

Il famoso articolo 70 passa da 9 parole a oltre 430. La Costituzione fu scritta dai padri costituenti in maniera semplice e comprensiva, la nuova costituzione invece è incomprensibile in molteplici punti.

Il risparmio del nuovo Parlamento sarà minimo! Con la legge del MoVimento 5 stelle per dimezzare gli stipendi dei politici si sarebbe risparmiato ogni anno molti più milioni di euro.

Per le proposte di legge di iniziativa popolare serviranno non più 50000 firme ma ben 150000. Per i referendum abrogativi non saranno più necessarie 500000 firme ma 800000>>.

Da chi è stata voluta la riforma?

<<Questa deforma scritta da Renzi, Boschi e Verdini, sposta il potere nelle mani di sempre meno persone. La Sovranità appartiene al Popolo e se dovesse vincere il SI sarebbe un insulto e una sconfitta per l’intero Paese. Il quesito referendario è,  inoltre, una vera e propria truffa semantica. Spero che i più capiranno la gravità della vicenda e riusciranno, informandosi, a votare consapevolmente NO>>.

 

Maria Rosaria Cardenuto 

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