La parola contraria, Erri de Luca

Libertà è tenere insieme le cose che si dicono e le cose che si fanno”.
La lucida condivisione della presa di coscienza dello schiacciamento della propria libertà rappresenta un’atipica intervista con se stesso, con i suoi lettori ma, soprattutto, con il sistema che subisce in modo paradossale.
Io sono un cittadino della lingua italiana“. Questa è la frase con cui ha esordito lo scrittore Erri De Luca nella sala dei Notari al Festival internazionale del giornalismo a Perugia. Dominando la platea con lo stendardo dell’art.21 della Cost., ha parlato alla sala gremita di persone pronte ad ascoltare la sua vicenda processuale, il cui capo d’imputazione è: per avere, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, pubblicamente istigato a commettere più delitti e contravvenzioni ai danni della società LTF sas e del cantiere Tav LTF in località La Maddalena di Chiomonte ( To), area di interesse strategico nazionale, ai sensi dell’art. 19 della L. 183/112.
Diversi giorni fa ho consultato l’edizione degli anni ’50 del vocabolario di Fernando Palazzi, ho notato, a corredo, la prefazione dove l’autore riconosce il contributo nella stesura allo studioso ebreo Eugenio Treves.
Palazzi non lo aveva ringraziato nella prima edizione del ’39, ma lo fa solo nella seconda, riconoscimento tardivo giustificato da ‘ragioni contingenti’. Le ‘ragioni contingenti’, di cui parla, erano le leggi razziali del tempo.
Oggi, il nostro giornalismo soffre di molte ragioni contingenti che convincono i titolari di questa professione a essere prudenti e a censurarsi, per la lealtà nei confronti dei datori di lavoro piuttosto che dei propri lettori
”.
Ragioni che sono certamente meno costringenti di quelle del regime fascista, ma sicuramente riducono i giornalisti godere di una libertà ‘manipolabile’, il cui naturale corollario è la disinformazione.

“La cosa mi lusinga a dire il vero, non credevo che le parole di uno scrittore potessero essere così potenti. Mi attribuiscono un potere che non ho”.
La dichiarazione in questione è quella rilasciata all’ Huffington Post- gruppo Espresso in data 01.09.2013:” …La Tav va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti. Nessun terrorismo…sono necessari per far comprendere che la Tav è un’opera nociva e inutile…hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l’unica alternativa…”, mentre all’A.N.S.A.in data 05.09.2013: ” resto convinto che il Tav sia un’opera inutile e continuo a pensare che sia giusto sabotare quest’opera“. 

Prosegue l’apologia per la difesa del verbo “sabotare”, spiegando con grande enfasi la sua nobile etimologia.

Termine derivante dal francese “sabot” (zoccolo), in riferimento alla pratica di solidarietà, durante la rivoluzione industriale, utilizzata dagli operai francesi rimasti a lavorare per danneggiare i macchinari tessili che avevano sostituito i lavoratori licenziati.

Lo zoccolo di Erri de Luca è la sua ‘parola contraria’, la causa, cioè, che ha scatenato l’accusa mossagli dalla ditta LTF di costruzione della Linea ad alta velocità in Val di Susa.

Lo scrittore afferma che la Tav non è altro che “un treno a modesta accelerazione”, andrebbe a risparmiare, infatti, solo un’ora. “ Ma la ragion di Stato non ne vuol sapere”.

 “Il 20 maggio è la prossima scadenza, giorno della mia udienza, lo stesso in cui cade il mio sessantacinquesimo compleanno. Sono felice di questa coincidenza perché andrò a difendermi da scrittore. In aula non andrò a discolparmi, ma a mettermi di traverso alla censura che vuole la parola contraria su un binario morto”.
La Val di Susa si batte da tempo contro chi pur di realizzare profitto su uno dei tanti grandi lavori é indifferente al danno procurato alla salute pubblica. Questo non è altro che asservimento di un territorio a una speculazione dichiarata. Le perforazioni e la polverizzazione di giacimenti di amianto fanno inorridire chiunque abbia notizia del guasto micidiale di uno spargimento delle sue fibre tossiche. La definizione di tutto questo è: stupro di territorio”, riprende un passo del libro ‘La parola contraia’, che condensa il valore della sua battaglia.
L’autore chiude con: “la mia non è altro che legittima difesa per salvaguardare l’incolumità delle persone.

L’ordine del giorno resta l’incolumità fisica dei cittadini, sabotata dalla legalità“. 
Uno scrittore imputato per istigazione a delinquere per aver espresso un’opinione conduce a ben due riflessioni. Il pericoloso restringimento dell’operatività del principio costituzionale della libertà di manifestazione del pensiero, ma, dall’altro, eleva la parola a potente strumento capace di incutere paura. Soprattutto, quella “contraria”.

Maria Rosaria Cardenuto

Riproduzione Riservata ®

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
Ti piace questo articolo? Condividilo: